Lancillotto e Ginevra

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Le avventure di Lancillotto del Lago, il più celebre e misterioso eroe della Tavola Rotonda, risalgono alle radici più antiche della leggenda. Rapito da Viviana, la fata delle acque, per molti anni resta con lei nel palazzo di cristallo eretto da Merlino nelle profondità di un lago incantato. Ma sebbene sia grande la sua bellezza e sappia superbamente maneggiare il giavellotto, è un eroe malinconico, afflitto da profonda tristezza: perché, pur essendo degno in tutto e per tutto di essere figlio di re, non possiede un nome, non sa chi lo abbia generato. Mentre, da eroe par suo, cerca di conquistarsi nome e gloria a forza di gesta coraggiose, apprende finalmente, grazie a un’improvvisa rivelazione, di essere progenie di un nobile re di Bretagna.
Può così recarsi a Camelot, alla corte di re Artù, per essere fatto cavaliere. Ma quando vi arriva in vesti bianche e in sella a un destriero candido, inizia a compiersi il suo fatale destino: colpita dalla sua avvenenza, la regina Ginevra lo prende un istante per mano. Lui si accende di travolgente passione. Insieme trascorrono una notte d’amore.
Da quel momento la bionda sovrana diventa l’esclusiva padrona della sua anima, l’ispiratrice di tutte le sue imprese. Imprese innumerevoli, magiche e ardimentose, che tuttavia l’eroe - fantasma irrequieto - compie come in perenne espiazione, vivendo in modo lancinante il conflitto fra la totale fedeltà ad Artù - suo re - e l’amore irrinunciabile, totale, per la regina sua moglie. Nonostante sia “il miglior cavaliere del mondo”, la via del Sacro Graal - a causa di quell’unica notte di passione - gli è per sempre preclusa: a percorrerla sarà Galaad il predestinato, suo figlio, frutto dell’unione con una fanciulla che lo ha sedotto con il sortilegio e l’inganno.
Figura tormentata e ricca di contraddizioni, mitico ideale di purezza e coraggio, Lancillotto è simbolo di tensioni esistenziali profonde, suggestiva incarnazione dell’umanità lanciata all’incessante ricerca di sé.

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